velvet su VELVET

a continuazione trascrivo l'articolo pubblicato nell'ultimo numero della rivista Velvet editata da Repubblica nel mese di dicembre. Nel finale c'è una parte che parla di me.

buona lettura.

 

PORNO SOFT BUSINESS

Negli Usa è il "mudsex",

in Francia quello "à l'eau de rose",

per tutti spesso è sinonimo di cyber.

Certo è un industria che non conosce crisi

 

DI GIOVANNI N. CIULLO

2800 euro spesi ogni secondo per contenuti porno

Dalle parti del Federal Bureau of Investigation non devono averla presa benissimo. Usare il loro budget annuale (otto miliardi di dollari) come pietra di paragone per sottolineare l'enormità del giro d'affari del soft-porn (dieci miliardi ufficialmente, ma se ne stimano 12 per quest'anno) avrà fatto drizzar i capelli in testa a più di uno dei nipotini di J. Edgar Hoover.

 

Ma in materia i confronti dissacranti hanno persino spinto persino "Businessweek" a utilizzare il termine "toadwarf" (letteralmente: nanificare, rendere pìccolo) per spiegare ai lettori la sfida tra la (fiorente) industria del porno e il (claudicante) mercato dell'informazione: messi tutti insieme i visitatori dei siti di giornali e magazine non arrivano al totale degli utenti unici (2,5 miliardi al mese) di YouPorn, mentre Xvideos ha un traffico triplo di quello della CNN online, tanto per citare due campioni nel mondo.

 

S'è capito vero? il porno è il tema del giorno. Nella sua versione soft, però. Ed è il caso di riportarne la più efficace definizione: "Tutto ciò che riguarda, descrive o mostra il sesso senza essere finalizzato al piacere diretto". Insomma, libri,video, foto, film, cam. Indipendentemente dal rapporto sessuale in senso stretto.

Fermandosi un attimo prima del passaggio all'atto finale (quindi all'hard). Poi FBI permettendo, difficile sapere cosa succeda davvero oltre il buco della serratura.

I francesi, snob anche qui, il soft lo chiamano "porno à l'eau de rose".

 

Secondo il "Nouvel Obs" è frutto del "marketing che si eccita faccendoci eccitare". Negli States, invece si parla di "mudsex" (da multiuser, che rende l'idea delle community web): "A causa della recessione, gli americani sono troppo depressi per essere attivi sessualmente. Ed è un male: possiamo cavarcela senza auto, ma non senza sesso", scriveva in una interrogazione al Congresso, Larry Flint, fondatore della rivista "Hustler", spiegando perchè dal sesso attivo si è passati al cibersex. "E' la nuova tea room, dove incontrare gente e lasciarsi andare a chiaccherare, confidenze e azioni dimostrative", scrivono Mark Schwartz e Stephen Southern in "Compulsive Cibersex: the new tea room".

 

Un business fiorente visti i dati delle ultime ricerche: ogni secondo oltre 30.000 persone guardano contenuti pornografici online, che equivale al 15% delle ricerche, addirittura al 35% quanto a traffico e download totali, con una permanenza media di 15 minuti (su Google è cinque volte meno); e si spendono 2.800 euro (sempre al secondo!), spesso nella nuova formula del pay-per-minute (come una ricaricabile, per scaricarsi), con un fatturato solo sul web di 4 miliardi di euro. Due neuroscienziati, Sai Gaddam e Ogi Ogas, hanno messo tutto nero su bianco in "a Billion wicked thoughs" (tradotto: un miliardo di pensieri sporchi). Questo mentre quasi a rispondere alla vicina Silicon, in California è nata la Porn Valley: sopratutto società hi-tech a contenuti hot, a partire dal geniale Stuart Lawley che si è assicurato il dominio . xxx fino al sito www.sex.com, venduto poco tempo fa alla cifra record di 13 milioni di dollari. Una Valley dove comunque si girano ogni anno la bellezza di 10.000 film.

 

Così L’Huffington Post titolava: “Soft-Core-Porn: Hollywood’s most stable business”. E ce l’avevamo fatta ad arrivare fin qui, senza citare le maledette-benedette “Cinquanta sfumature di grigio”. Ma - avendo venduto di più di “Il codice da Vinci” ed “Harry Potter”, avendo fatto volar il mercato dei libri in America (+10% in un mese) e in Inghilterra (quasi 6 milioni di copie) avendo venduto i diritti cinematografici all’Universal per 5 milioni di dollari -, E. L. James (al secondo Erika Leonard) è senza dubbio la nuova guru. Una donna, sì. L’altra metà de cielo – è questa la vera novità! – anche fra le utenti ha conquistato la sua quota rosa del porno soft. Con buona pace di quelli che volevano chiamare questo business “e-entertainment”: non come electronic, sia chiaro, ma come erectile. Visione maschilista e fallocentrica, decisamente fuori tempo massimo.

 

 

MENO CYBER, PIÙ UMANO

« Il piacere dell’attesa è il piacere stesso. Fino all’appuntamento la tensione sale. Quando arriva l’ora, l’adrenalina è alle stelle: busso alla porta, segue un silenzio di qualche secondo che sembra un’eternità. Il saluto, un sorriso d’imbarazzo, la frase canonica “Sai, è la prima volta, non farti strane idee di me”. Ridiamo insieme per abbassare la tensione e poi io la conduco per mano, passo a passo».

 

A parlare è Mani di Velluto, professionista del massaggio erotico femminile: un minuzioso resoconto, un blog fatto di immagini e frasi evocative, una playlist su YouTube per non trascurare nessun senso e descrizioni basate sulla lentezza e il far cadere una a una le difese. Nel suo racconto il massaggio è una esperienza sensoriale che inizia con l’accarezzare ogni centimetro di pelle, passa attraverso una vera manipolazione eseguita con oli essenziali e culmina con una stimolazione che dovrebbe condurre all’apice (sul quale ha scritto anche un libro, ndr). L’idea gli viene dopo una delusione amorosa. Rappresenta le carezze destinate a una sola donna. A quella donna. La successiva gli disse: « Hai le mani di velluto, sai? ». Così dopo un periodo di riflessione e aver studiato nei dettaglio il personaggio, eccolo qua.

« Mi piace immaginare che una donna trovi per caso il mio blog e che il mio messaggio sia in grado di farla sgranare gli occhi e farla ridere. Poi arriva da me e vive la sessione come chi cerca di provare al meno una volta un’esperienza forte. Che ne so, come fare bungee jumping ».

Ma chi sono le sue clienti? « Donne dai 35 ai 55 anni, curate, colte, sanno cosa vogliono dalla vita. Determinazione che spesso ha un prezzo alto, che le porta a trascurare bisogni come sentirsi protette, desiderate, speciali. E vedere l’espressione dei volti al climax è appagante come progettare fuochi d’artificio per un parco giochi ».

A volte, racconta, sono accompagnate dal partner: « Per le coppie la motivazione è diversa, vogliono provar il piacere della gelosia, sapersi pronte, in modo soft, a vivere esperienze più spinte ». Gli uomini però restano semplici spettatori.

Per finire chiediamo a questo professionista se esiste un confine morale: « Chi esegue questa arte e lo fa con responsabilità, adopera la stessa etica delle Geishe ».

 

Isacco Locarno